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La novena di Neapolis

A Natale 2014, per riprendere un’antica tradizione in uso a Lentini, Neapolis ha allestito in via xx settembre, u
n altarino per la “Nuvena” (vedi immagine).

Approfondiamo l’argomento:
A dicembre nelle giornate che precedono il Natale a Lentini s’usa comporre sulle facciate esterne delle case un piccolo altare con al centro un quadro della “sacra famiglia” (in dialetto catanese “cona”). Attorno alla sacra rappresentazione non troviamo ghirlande di fiori, ma semplici frutti della nostra terra: arance, mandarini, limoni, qualche zucca, che la impreziosiscono abbracciandola entro una singolare e caratteristica composizione.

Non è a tutti noto l’intimo e profondo significato delle novene, i tanti messaggi nascosti che spesso sfuggono all’ammiratore disattento e superficiale. Sull’altarino possiamo ammirare davanti a San Giuseppe un bicchiere d’acqua, davanti al bambinello un’ampolla di vino e davanti alla Madonna una tazza ripiena d’acqua, in cui è stata sciolta qualche scaglia di “petra cilestri” o vetriolo azzurro. Sale basico, la caratteristica della “petra cilestri” è che essa si amalgama del tutto con l’acqua senza determinare quelle cadute di soluzione o quelle scissioni dei due elementi, che vediamo invece verificarsi con altri prodotti similari.

L’acqua davanti a San Giuseppe rappresenta il candore e la purezza; il vino davanti al bambinello il sangue che sarà successivamente versato per la redenzione dei nostri peccati; l’acqua mista a “petra cilestri” davanti alla “benedetta fra tutte le donne” il suo carattere immacolato, coniugato a quella indelebile impronta celestiale, che con la sua assunzione la farà regina del cielo e della terra.

Ma anche il pungitopo, anche l’asparago selvatico che incorniciano la sacra rappresentazione, anche i batuffoli di cotone su di essi posati, che molti vogliono vedere come bioccoli di neve, hanno un loro significato più intimo e religioso.

Le piccole spine del pungitopo vogliono richiamare quelle più grosse e dolorose che trentatre anni dopo cingeranno come corona il capo del Redentore sconfitto e vittorioso; il cotone vuole rappresentare quella che sarà la materia prima, necessaria per confezionare il sudario che servirà alle pie donne per trasportarne il cadavere al sepolcro.

Gli stessi frutti non potranno essere buttati, ma saranno consumati dalla famiglia o, per quelli andati a male, interrati. Ed in questo rito obbligatorio è possibile raccogliere l’accostamento con il monito del mercoledì delle Ceneri: ricordati che sei polvere ed in polvere ritornerai.

Concludendo nella “novena” con un processo di sintesi nascosto e silente c’è tutto: gioia, dolore, vita, amore, sangue, martirio, sofferenza, morte, redenzione.

E rimane esposta alla venerazione dei fedeli sino alla notte di Natale, quando si compie l’atteso mistero della venuta del Messia.

Girando per i vari quartieri, si possono ammirare questi altarini negli angoli più belli di una piazza o allestiti su di un muro o su un balcone di una strada qualsiasi. Poi, alla vigilia di Natale, arrivano i “ciarameddari” (zampognari), che girando per questi quartieri, si fermano davanti agli altarini e suonano con le loro zampogne le tipiche melodie di natale… la gente si raduna attorno a loro e alle “novene” e insieme ci si raccoglie silenziosamente in preghiera. (fonte: www.lentinionline.it)

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